«[...] A quel tempo il mondo
degli specchi e il mondo degli uomini non erano, come adesso, incomunicanti.
Erano, inoltre, molto diversi: non coincidevano né gli esseri, né i colori, né
le forme. I due regni, lo specolare e l'umano, vivevano in pace; per gli
specchi si entrava e si usciva. Una notte la gente dello specchio invase la
terra. Irruppe con grandi forze. Ma, dopo sanguinose battaglie, le arti magiche
dell'Imperatore Giallo prevalsero. Egli ricacciò gl'invasori, li incarcerò
negli specchi, e impose loro il compito di ripetere, come in una specie di
sogno, tutti gli atti degli uomini. Li privò di forza e di figura propria,
riducendoli a meri riflessi servili. Un giorno, tuttavia, essi si scuoteranno
da questo letargo magico. Il primo a svegliarsi sarà il Pesce. Nel fondo dello
specchio scorgeranno una linea sottile, e il colore di questa linea non
rassomiglierà a nessun altro. Poi verranno svegliandosi le altre forme:
gradualmente, differiranno da noi; gradualmente, non ci imiteranno. Romperanno
le barriere di vetro o di metallo, e questa volta non saranno vinte. Al fianco
delle creature degli specchi combatteranno le creature dell'acqua. Nello Yunnan
si parla non del Pesce ma della Tigre dello specchio. Altri intende che, prima
dell'invasione, udremo dal fondo degli specchi il rumore delle armi.» da Animali degli specchi, in Manuale di
zoologia fantastica (1967), J. L. Borges