Gilgameš



Di colui che vide tutto io voglio narrare al mondo.
Di colui che conobbe ogni cosa, tutto io voglio raccontare.
Egli andò alla ricerca dei Paesi più lontani e raggiunse la completa saggezza.
Egli vide cose segrete, scoprì cose nascoste,
riferì delle storie dei tempi prima del Diluvio.
Egli percorse vie lontane, finché stanco e abbattuto si fermò.
E fece incidere tutte le sue fatiche su una stele di pietra. 
 (Epopea di Gilgameš, Mesopotamia, 2500 a.C.)



 Chi cerca il nesso (non è detto ci sia), chi segue il suo naso, chi vive curioso, chi della bellezza ama tutte le forme,  può approfondire qui.

Illustrazione di  Marco Lorenzetti.

La paura degli eroi






Poiché ti sei spalmato con unguenti, non hai bisogno
di temere la morte;
tu porti lo splendore della terra come fosse un mantello
(La paura degli eroi)



 Illustrazione di  Marco Lorenzetti

Lontano, lontano nel tempo..


 Presso  i popoli mesopotamici, Sumeri ed Assiro-Babilonesi, la lavorazione di sostanze aromatiche, nonchè il loro commercio, era particolarmente sviluppata. I sumeri per primi, infatti, seppero organizzare una classe di mercanti ed artigiani che tracciarono un fitta rete di traffici estesa dall’Egitto a Cipro, dalle coste Orientali dell’Africa alla penisola Arabica. Fu soprattutto durante il regno di Giudea (2050-2000 a.C.) che tale commercio raggiunse le sue fasi di massimo sviluppo a tal punto che i magazzini di profumi traboccavano delle preziose merci. In un passo del poema di Gilgamesh si parla di un olio Sin, relativamente alle cui caratteristiche le notizie pervenuteci sono assai scarse.
La tradizione sumera dell’uso degli aromi proseguì con la civiltà assira, la prima ad averci consegnato un numero considerevole di testi scritti sull’argomento. Quindi possiamo conoscere con precisione nomi e tecniche di lavorazione dei vegetali da cui si ricavano preziose essenze; essi erano, per citarne alcuni: il mirto, la rosa, la mirra, il cipresso, il cardamonio, il giunco odoroso, la senape.
Tanto il contatto con la cultura egiziana, quanto quello con la civiltà babilonese e romana furono determinanti per la nascita e lo sviluppo, nella cultura ebraica, di una tradizione basata sugli aromi. Nell’Esodo, ad esempio, possiamo leggere come, in aperta analogia con i costumi egizi, fosse stato Yahweh, ad avere consegnato al suo popolo la ricetta dell’olio lustrale i cui componenti erano mirra, cinnamomo, canna aromatica e cassia, miscelati in un olio di oliva o, forse, di sesamo.
Il regno di Salomone (X sec. a.C.) e la cosiddetta “cattività babilonese” (VI sec. a.C.) furono le fasi cronologiche nel corso delle quali le conoscenze e competenze aromatologiche ebraiche si affinarono ulteriormente. Il famoso episodio dell’incontro tra la regina di Saba ed il re Salomone, narrato nell’Antico Testamento, ci consente di dedurre quanto rilevante sia stato l’apporto dei Sabei alle conoscenze ebraiche. La regina di Saba è nota, per essere stata, oltre che un’appassionata “consumatrice” di cosmetici, anche la creatrice di un “profumo di fiori di caffè” e di un portentoso unguento antirughe.
Presso i Fenici, particolarmente intenso fu, fin dalle origini, il commercio di profumi, balsami ed essenze aromatiche; a tale attività si aggiunse ben presto anche quella della produzione in loco, realizzata per così dire, su scala industriale, come dimostra il ritrovamento a Cartagine di un impianto fornito di numerose e sofisticate attrezzature.
 Oltre all’uso di unguenti e profumi, presso le società mesopotamiche era diffuso un antesignano “Hot stone massage”: si riteneva che le rocce, come anche i minerali, possedessero delle energie capaci di curare malattie, diagnosticarle e portare anche fortuna. Si ricorreva a pietre di origine vulcanica, perfettamente levigate, che rilasciavano lentamente il calore precedentemente accumulato.
Questa pratica sembra essere un “universale” del massaggio: se ne trovano testimonianze in Egitto, India, Cina già 5000 anni fa.
A quest’argomento si sono interessati filosofi come Teofrasto o lo storico Plinio il Vecchio e, ben distante dalla Mezzaluna Fertile e dall’Estremo Oriente, l' Hot Stone era diffuso anche tra gli Indiani dell’America del nord, gli Incas e i Maya.

Sapta Chakra


Sapta Chakra, da un manoscritto sullo Yoga in lingua Braj Bhasa, 118 pagine, 1899, British Museum