"Ho osservato tutti gli esseri: pietre, piante e animali e mi sono sembrate come lettere sparse rispetto alle quali l'uomo è parola viva e piena."
(Paracelso)
Con il Rinascimento l’arte del massaggio
rinacque: lo raccomandavano Paracelso, Ambrosie Parè, Fabrizio D’Acquapendente
e Girolamo Mercuriale, che nel suo De
Arte Gymnastica dedicò sei volumi ai massaggi e agli oli da utilizzare.
In questo periodo si approfondì la conoscenza delle proprietà curative di erbe, alimenti e pietre.
Durante il Rinascimento le pratiche fito/aromaterapeutiche andarono a mescolarsi con
le ricerche alchemiche.
In particolare l'aromaterapia trova innumerevoli
punti
di contatto con quelle pratiche, in quanto la distillazione
dell'essenza, anche per il suo processo chimico, ricorda la
distillazione della quintessenza
dell'oro alchemico.
Per gli antichi l'uso di ogni pianta non era solo l'uso delle sue proprietà, ma anche un cosciente ricorso alle risorse della sua "anima".
Per gli antichi l'uso di ogni pianta non era solo l'uso delle sue proprietà, ma anche un cosciente ricorso alle risorse della sua "anima".
Nella tradizione Druica, viva ancora ai nostri giorni, gli elementi naturali, quali piante ed alberi,
hanno un significato mistico oltre che terapeutico.
Così Paracelso (1493-1541 d.C.) cercò di distillare "l'anima" delle piante, cercando di identificarne anche le affinità a gruppi, per darne una classificazione. I processi alchemici erano intesi come ricerca interiore, come produzione attraverso esatti processi di una materia che avrebbe costituito la prova che chi creava aveva raggiunto la comprensione delle leggi del creato. Il procedimento alchemico si svolgeva su due piani, quello esteriore, affine ad un processo chimico, ed uno interiore, quello della preparazione dell'alchimia. Egli infatti sarebbe riuscito a creare "l'oro" solamente quando tale qualità si fosse sviluppata nella sua interiorità, intendo con oro lo sviluppo delle virtù, della conoscenza, della saggezza, e l'Illuminazione.
Così Paracelso (1493-1541 d.C.) cercò di distillare "l'anima" delle piante, cercando di identificarne anche le affinità a gruppi, per darne una classificazione. I processi alchemici erano intesi come ricerca interiore, come produzione attraverso esatti processi di una materia che avrebbe costituito la prova che chi creava aveva raggiunto la comprensione delle leggi del creato. Il procedimento alchemico si svolgeva su due piani, quello esteriore, affine ad un processo chimico, ed uno interiore, quello della preparazione dell'alchimia. Egli infatti sarebbe riuscito a creare "l'oro" solamente quando tale qualità si fosse sviluppata nella sua interiorità, intendo con oro lo sviluppo delle virtù, della conoscenza, della saggezza, e l'Illuminazione.
In questo senso anche la
produzione di preparati fitoterapici assumeva un senso simbolico,
cercando di estrarre
dalla pianta, oltre alle sue proprietà fisiche, anche le sue
caratteristiche "sottili".
(fonte)